Ilaria Salis è intervenuta nella plenaria di ieri a Strasburgo per continuare a sostenere i confini aperti e l'immigrazione sregolata. Le posizioni dell'europarlamentare eletta con Avs nel gruppo The Left al parlamento europeo sostiene da tempo posizioni immigrazioniste ma nel suo intervento di ieri ha insinuato, nemmeno troppo velatamente, che se esistono i passeur la colpa è dei Paesi che tutelano i propri confini.
"Smuggler, in inglese. Passeur, in francese. In italiano si direbbe contrabbandiere ma questo termine rimanda soprattutto al passaggio transfrontaliero di merci, non di persone. Nel linguaggio pubblico si usa spesso trafficante di esseri umani ma non vuol dire la stessa cosa e questa confusione semantica non è casuale, fa parte del repertorio discorsivo della guerra contro la migrazione. Il trafficante è chi costringe le persone con la forza, l'inganno o la minaccia. Le riduce in schiavitù, le sfrutta, le sequestra", dice Salis. Al Masri, prosegue, "è un trafficante di esseri umani". In realtà la definizione che ne dà Salis è piegata a una narrazione di parte perché, come hanno dimostrato i reportage che il Giornale ha condotto negli anni, i trafficanti non sono quelli che dice Salis, perché pressoché nessuno viene costretto a raggiungere la Libia, o la Tunisia, o qualunque altro Paese hub delle partenze del nord Africa, per partire.
I trafficanti sono soggetti che operano nei luoghi di partenza e che gestiscono le ampie maglie del traffico di uomini: hanno alle loro "dipendenze" i passeur, se operano via terra, o gli scafisti, se operano via mare. Tengono le fila, manovrano i soldi e sono al vertice della piramide organizzativa, che ogni anno muove milioni di dollari di sommerso in un business in crescita. I trafficanti non obbligano nessuno a partire ma approfittano dei soggetti che hanno deciso di farlo, che non è meno grave, è solo diverso rispetto a quanto descritto da Salis. Per tramite dei trafficanti operano passeur e scafisti, che Salis definisce come "chi organizza l'attraversamento di un confine chiuso, per persone che hanno scelto volontariamente di partire e pagano per il servizio. Un servizio basato sul consenso e che non avrebbe motivo di esistere se ci fossero vie legali e sicure per la migrazione. Questo non significa che tutti gli smuggler siano brave persone, per carità non è così, ma la categoria non dev'essere confusa con quella dei trafficanti".
Quindi è vero che trafficanti e scafisti, o passeur, hanno ruoli diversi ma sono due facce della stessa medaglia che non ha una lettura quasi romantica come quella data da Salis, che addirittura accomuna i secondi a "coloro che durante il nazifascismo aiutarono gli ebrei a superare illegalmente i confini mettendoli in salvo dalle persecuzioni e dalle deportazioni nei lager. Credo e spero che nessuno abbia il coraggio di definirli criminali. Siamo giustamente tutti concordi nel riconoscere che hanno reso un servizio di valore all'umanità. Anche oggi molti contrabbandieri offrono semplicemente un servizio a chi ha deciso di fuggire da guerre, persecuzioni, miserie o disastri". Il paragone che fa Salis è quanto di più strumentale possa esistere, una forzatura propagandistica che non può passare inosservata anche per rendere onore a chi, davvero, ha servito l'umamanità, spesso gratuitamente.

