Sei ore di fuso che confondono le comunicazioni, un'altra notte all'addiaccio dopo la terribile ondata di maltempo e connazionali morti e dispersi, nei due punti in cui una tempesta inattesa e funesta ha colpito diverse valli dell'Himalaya. Sulla parete dello Yulang Ri (5630 metri), ieri si è avuta la certezza che sono tre i connazionali colpiti dalla valanga che ha devastato, giorni fa, il campo base ed almeno uno dei campi superiori che conduce anche alla vetta del Dolma Khang, quota 6.332.
Fra le sette vittime accertate ci sono il tedesco Jakob Schreiber, il francese Christian Andre Manfredi e due guide nepalesi Padam Tamang e Mere Karki. Con loro sono stati confermati, purtroppo, anche il nome di Paolo Cocco, 41enne fotografo abruzzese, in passato vicesindaco di Fara San Martino. Ed in serata anche la morte di Marco di Marcello, 37 biologo di Teramo, è stata resa ufficiale dal presidente della Regione Marco Marsilio. Per tutta la giornata per lui si erano rincorse le speranze: i parenti confermavano che il segnale del radiosatellitare avesse continuato ad aggiornarsi ogni 4 ore.
Ancora appesa ad un filo la speranza che l'altro corpo segnalato dagli sherpa ai soccorritori, non appartenga al 30enne altoatesino Markus Kirchler.
I soccorsi in questa valle del distretto di Dolakha, sono stati complicati anche dalle autorizzazioni extra necessarie per far volare gli elicotteri e sono diversi gli sherpa che lamentano di aver atteso oltre 24 ore prima di vedere giungere il primo velivolo, ormai 3 giorni fa. Le condizioni sulla montagna restano proibitive: "In questo periodo, in realtà, le nevicate possono essere consistenti ed improvvise, ma non sono comuni, perché ci troviamo dopo quello dei monsoni, nel quale si concentrano le precipitazioni", spiega dall'Italia, Franco Salerno dell'Istituto di Scienze Polari del Cnr che ha spesso affrontato, in 20 anni di lavoro in Nepal, anche lunghi periodi di isolamento, per via di forti ed improvvise nevicate, alla stazione della Piramide Ev-K2, non lontano dal campo base nepalese dell'Everest.
"Il maltempo era atteso, ma ha investito la zona con un anticipo di almeno 48 ore e una violenza inaudita, sorprendendo sia gli alpinisti sia la macchina dei soccorsi", ha spiegato Pasang Kidar, guida dell'International federation of mountain guides associations e vicepresidente del Rolwaling Everest summiteers club. Intanto nella notte è arrivata anche la conferma di quanto purtroppo si temeva: nella zona del Manaslu, al campo base del Panbari Himal (6887 metri) anche Stefano Farronato, 51 anni di Bassano del Grappa e Alessandro Caputo, milanese 28enne sono morti.
Nella loro tenda a Campo 1, sono stati ritrovati "coperti da una compatta coltre di neve", come dice Valter Perlino, il capo spedizione che li ha raggiunti ieri con i soccorsi. Farronato, arboricoltore e amatissimo nel vicentino, era alla sua 19sima spedizione. Caputo studiava Giurisprudenza alla Statale e d'inverno faceva il maestro di sci a Sankt Moritz. Si erano sentiti giovedì scorso con Perlino che, invece, aveva dovuto rinunciare alla salita per un problema al piede che si è rivelata la sua salvezza.
"Ho avuto un principio di trombosi e sono sceso al campo base", ricorda. L'ultimo contatto radio con i suoi compagni poche ore prima della valanga che li ha colti nel sonno. Pronti a partire per il loro sogno.

