Il socialista Mamdani nuovo sindaco di New York. Vittorie dem anche in Virginia e New Jersey

Scritto il 05/11/2025
da Alberto Bellotto

Il 34enne radicale vince le elezioni a sindaco della Grande Mela. Battuto l'ex governatore dello Stato Andrew Cuomo con il 50,4% dei voti. Doppia vittoria anche nelle corse a governatore

Il socialista Zohran Mamdani va oltre le previsioni e conquista di forza le elezioni a sindaco di New York. Il 34enne nato in Uganda e nuova stella della sinistra socialista americana ha battuto Andrew Cuomo con un margine di quasi 10 punti raccogliendo oltre il 50% delle preferenze e diventando il 111esimo sindaco della città. Mamdani, primo musulmano alla guida della Grande Mela e che in carriera ha ricoperto solo la carica di deputato alla Camera dello Stato, dovrà ora gestire e amministrare una città con 8 milioni di abitanti e un bilancio di oltre 100 miliardi di dollari. Mamdani diventa così uno dei sindaci più giovani a guidare la città, ma non il più giovane. In precedenza c'erano stati John Purroy Mitchel, 95esimo sindaco eletto nel gennaio del 1914 e definito da molti come "The Boy Mayor" (il sindaco ragazzo) e soprattutto Hugh J. Grant, l'88esimo primo cittadino in carica tra il 1889 e 1892 ed eletto all'età di 31 anni.

"Il sole potrebbe essere tramontato sulla nostra città stasera, ma come disse una volta Eugene Debs, 'vedo l'alba di un giorno migliore per l'umanità'": sono le prime parole di Mamdani al suo quartier generale a Brooklyn dopo la sua vittoria, mentre la folla lo invocava col suo nome "Zohran", "Zohran". "Il futuro è nelle nostre mani", ha proseguito prima di attaccare Andrew Cuomo, ex governatore per tre mandati e figlio di un governatore: "Abbiamo rovesciato una dinastia politica. Auguro a Cuomo solo il meglio nella vita privata. Ma che questa sia l'ultima volta che pronuncio il suo nome mentre voltiamo pagina".

Mamdani: "Ecco la strada per sconfiggere Trump"

Nel suo discorso dopo il successo elettorale come sindaco di Ny, Zohran Mamdani ha promesso una "nuova era" di cambiamento politico, ha evocato più volte la parola speranza (hope) di obamiana memoria, ha celebrato la diversità della città e si è impegnato per la difesa di tutti, condannando l'antisemitismo ma anche chi lo strumentalizza. Infine ha ringraziato i genitori e la moglie, saliti sul palco accanto a lui. "Da quando abbiamo memoria - ha detto - i ricchi e i benestanti hanno sempre detto ai lavoratori di New York che il potere non appartiene alle loro mani, con dita ammaccate per aver sollevato scatole sul pavimento del magazzino, palmi callosi per aver urtato il manubrio delle bici delle consegne, nocche segnate da ustioni in cucina. Non sono queste le mani a cui è stato permesso di detenere il potere", ha detto Mamdani. "Eppure - proseguito - negli ultimi 12 mesi, avete osato puntare a qualcosa di più grande. Stasera, contro ogni previsione, l'abbiamo colto. Il futuro è nelle nostre mani. In questo momento di oscurità politica, New York sarà la luce".

Nel suo discorso Mamdani ha affermato che la sua vittoria mostra la strada per "sconfiggere" Trump. "Se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, quella è la città che lo ha fatto nascere", ha detto. Poi il guanto di sfida direttamente contro il presidente: "Donald Trump, visto che so che stai guardando, ho quattro parole per te: alza il volume" (turn the volume up)", ha aggiunto. Intanto il New York Post gli dedica una copertina provocatoria che non lesina critiche a tutta la città, con un titolo a caratteri cubitali: "La Mela rossa".

Un successo mai in discussione

Mamdani si è imposto in elezioni record, con un affluenza che non si vedeva dal 1968, con oltre due milioni di newyorkesi alle urne. Per tutto lo spoglio il giovane socialista ha viaggiato poco sopra il 50% mantenendo una distanza importante dall'inseguitore Cuomo. Male il repubblicano Curtis Sliwa che si è fermato al 7%. Cuomo, che correva da indipendente dopo aver perso le primarie proprio contro Mamdani, nel corso della sua campagna elettorale aveva raccolto il sostegno di molti miliardari della città e in extremis l'appoggio Donald Trump ed Elon Musk.

Nel discorso in cui ha ammesso la sconfitta, in un teatro del centro di Manhattan, l'ex governatore ha definito la campagna del nuovo sindaco eletto di New York Zohran Mamdani “un segnale di avvertimento che stiamo percorrendo una strada pericolosa, molto pericolosa” e ha osservato che “quasi la metà dei newyorkesi non ha votato per sostenere un programma di governo che fa promesse che sappiamo non potranno essere mantenute”. Cuomo ha poi criticato i suoi sostenitori quando hanno iniziato a fischiare al nome di Mamdani. “No, non è giusto”, ha detto, offrendosi di aiutare il nuovo sindaco in ogni modo possibile, “stasera è la loro serata”.

Osservando la mappa del voto si vede che Mamdani va benissimo nel Queens, ma anche a Manhattan e nel Bronx, mentre Cuomo si prende quasi tutta Staten Island. Come ha notato l'analista Nate Cohn sul New York Times, Mamadani ha conquistato più o meno gli stessi voti delle primarie, ma ha migliorato il suo margine nei quartieri neri e ispanici migliorando soprattutto nel Bronx.

mappa elettorale
Mappa elettorale delle elezioni a sindaco di New York

Appoggiato in ogni modo dall'ala socialista dei dem capitanata da Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, e appoggiato alla fine da Barack Obama (anche se non formalmente), non ha mai goduto del supporto dell'establishment dem. Mamdani è riuscito a convincere oltre un milione di americain grazie a un programma radicale fatto di bus gratis, supermercati comunali, affitti calmierati e più tasse ai ricchi, ma anche con una campagna social che lo rendono un caso di studio più simile a un influencer che un politico vecchio stampo.

Mastica amaro Donald Trump che fino a poche ore al voto ha attaccato a testa bassa lo stesso Mamdani parlando di pericolo comunista e antisemita sulla Grande Mela. Non solo. Il successo socialista a New York non è il solo grattacapo per la Casa Bianca. Da Virginia e New Jersey arrivano altri due campanelli d'allarme. Tre test preoccupanti a ad un anno dalla sua vittoria e dalle prossime elezioni di midterm. Il tycoon ammette la sconfitta sul suo social Truth ma, citando non meglio precisati sondaggisti, sostiene che "Il fatto che Trump non fosse sulla scheda elettorale e lo shutdown sono stati i due motivi per cui i repubblicani hanno perso le elezioni stasera".

Le vittorie in Virginia e New Jersey

Oltre al successo socialista, il partito dell'Asinello ha mostrato di riuscire a vincere anche con candidati moderati. È il caso della 46enne Abigail Spanberger, ex operativa della Cia che in Virginia ha strappato la leadership ai repubblicani diventando la prima donna governatrice dello Stato, con un'altra donna come vice: Ghazala Hashmi, senatrice statale di origine indiana, prima persona musulmana e sudasiatica a ricoprire un incarico statale nell'Old Dominion State. La portata della vittoria dem in uno Stato che i repubblicani avevano conquistato solo quattro anni fa, è data anche dalla vittoria del dem Jay Jones alla carica di attorney general nonostante una campagna elettorale difficile e segnata dallo scandalo dei messaggi violenti del candidato.

Successo prezioso a sinistra anche in New Jersey. Alla vigilia sembrava un testa a testa serrato tra la democratica Mikie Sherrill e il repubblicano di origine italo-americano Giacchino Michael "Jack" Ciattarelli, ma in realtà la deputata 53enne ha vinto con un buon 56,3% contro il 43% del 64enne appoggiato da Donald Trump. Sposata, madre di 4 figli, una carriera da procuratrice federale e soprattutto da ex ufficiale di Marina che ha pilotato elicotteri con missioni in Europa e in Medio Oriente, Sherrill diventa la prima governatrice donna del Garden State.

Vittoria di Newsom: approvata la riforma dei distretti in California

Successo dei democratici, anche se atteso e senza sorprese, anche in California. Nel Golden State gli elettori hanno approvato la "Proposition 50", che ridisegna i collegi elettorali in modo che il partito dell'Asinello ne possa vincere cinque in più. Una iniziativa lanciata dal governatore Gavin Newsom in risposta alla misura analoga intrapresa dal Texas repubblicano che aveva didisegnato i distretti in modo da permettere al Gop di eleggere un maggior numero di deputati.