Se non c'è un chiaro sì, tutto il resto è no, quindi violenza. Se non c'è consenso, è stupro. C'è chi la parola consenso l'ha messa tra due virgolette. Ma non ci sarebbe niente da virgolettare perché non c'è niente da sottintendere. Dal latino cum sentire, la parola consenso ha un solo, chiarissimo, significato: sentire insieme. E con questo discrimine è stato dato il primo via libera, alla Camera, alla proposta di legge bipartisan che riscrive l'articolo 609-bis del codice penale sul reato di stupro. Il testo, approvato all'unanimità, è il frutto di un accordo ai vertici tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein che introduce nel codice il nuovo concetto di «consenso libero ed attuale» di cui bisognerà tener conto nei tribunali. Dimostrando, come era già stato fatto in passato, che ci sono temi su cui le donne sono sempre compatte, al di là di qualunque schieramento politico. «Un grande passo avanti per il Paese, una piccola grande rivoluzione culturale», esulta Schlein che spiega: «Su questo terreno bisogna saper mettere da parte le forti divergenze politiche che abbiamo e provare a far fare un salto in avanti al Paese».
In Italia dove, secondo i dati dell'Istat, sono più di sei milioni, ovvero quasi un terzo della popolazione femminile, le donne tra i 16 e i 75 anni che hanno subito almeno una volta nella vita una violenza fisica o sessuale, ma dove solo una donna su 10 che ha subito violenza negli ultimi dieci anni ha poi denunciato, anche per paura di non essere capita e ascoltata, l'articolo 609-bis del codice penale potrebbe veramente fare la differenza. A crescere sono state soprattutto le violenze sulle giovani, la fascia tra i 16 e i 24 anni, dove le aggressioni sono passate dal 28% di dieci anni fa al 38% di oggi. Si tratta soprattutto di abusi sessuali, che sono passati dal 18% del 2014 al 31% del 2025. Numeri enormi, ma che non raccontano nulla di nuovo. Sembra anzi che lo sdegno per i tanti femminicidi e le manifestazioni non abbiano minimamente scalfito il problema.
Norme penali più severe, non tanto per la pena che rimane dai 6 ai 12 anni, quanto per lo spettro considerato, non possono da sole sradicare la violenza, ma possono e anzi devono rimodellare la percezione collettiva di cosa sia la violenza. D'ora in poi, la libertà di dire sì sarà inseparabile dalla libertà di dire no. Il silenzio, l'assenza di resistenza e la rassegnazione non saranno mai più interpretate come un tacito accordo e l'assenza di un esplicito consenso sarà il confine invalicabile che separa l'intimità dal crimine. Quindi non un mero tecnicismo burocratico, ma una vera e propria svolta nel diritto italiano.
La violenza sessuale non è più (solo) un atto di costrizione fisica e con l'idea che «solo un sì è un sì», non ci saranno più zone grigie né spazio a interpretazioni.

