AGI - Dopo le anticipazioni della perizia firmata dalla poliziotta scientifica Denise Albani, la prossima data cruciale nel lungo cammino dell'inchiesta su Andrea Sempio è il cinque dicembre quando l'esperta depositerà l'intero documento. Nella mail mandata ai consulenti, Albani scrive che "è in fase di stesura della relazione" e che ribadirà quanto "già ampiamente emerso e discusso" nell'udienza davanti alla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, quando spiegò che non potrà mai sostenere che "quell'indagato è Tizio" perché al massimo si può individuare il contesto familiare per le caratteristiche del dna a disposizione.
Al momento le anticipazioni constano di pochi fogli fitti di numeri di difficile comprensione per chi non abbia una competenza specifica e senza alcuna valutazione di Albani. Quello che è certo è che l'analisi biostatistica ha indicato un'elevata probabilità che il dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi appartenga alla linea paterna della famiglia di Andrea Sempio.
DNA degradato ma non abbastanza
L'esame ha riguardato oltre che Sempio anche familiari e amici di Chiara Poggi, tra cui Marco Panzarasa, e due medici legali, Dario Ballardini ed Ernesto Ferrari, per escludere eventuali contaminazioni sulla scena del crimine nella villetta. Un altro punto fermo, ribadito dalla stessa Albani nell'udienza di settembre dell'incidente probatorio, è che il "dna è parziale, misto e degradato". Non tanto però, come sostenne il perito Francesco De Stefano nell'appello bis con Alberto Stasi 11 anni fa, da non poter dare risultati che si possono prendere in considerazione a livello scientifico.
Ovviamente le conclusioni a cui è giunta la perita potranno essere contestate dalle parti già a partire dall'udienza del 18 dicembre e poi nelle varie fasi del percorso giudiziario, da un'eventuale udienza preliminare al processo. E potrebbe essere messo in discussione anche lo stesso metodo, a quanto pare mai usato in Italia in inchieste di questo tipo, che consiste nell'uso di strumenti matematici e probabilistici per determinare, attraverso un software, la corrispondenza genetica tra un campione e un individuo. Per oggi si registra sicuramente un punto a favore dell'accusa che vede confermarsi da una perita del tribunale, quindi da un 'terzo', la probabilità che il dna appartenga ad Andrea Sempio come stabilito dalle consulenze della difesa di Alberto Stasi e della Procura di Pavia. Attorno a questo dato scientifico i magistrati pavesi proveranno a riscrivere la trama del delitto sulla base delle attività investigative svolte in questi mesi. Anzitutto saranno chiamati a spiegare perché il dna di Sempio fosse sulle unghie di Chiara.
Gli elementi da valutare e il concorso di reato
Secondo la difesa e la parte civile, si tratterebbe di una contaminazione perché Sempio frequentava occasionalmente la casa in quanto amico di Marco Poggi, il fratello della ragazza. Tra gli elementi da valutare spiccano l'impronta attribuita a Sempio sul muro di casa Poggi, la possibile riformulazione della data della morte della vittima da parte dell'anatomopatologa Cristina Catteneo, l'analisi in 3D della scena del delitto (BPA) i cui esiti sono stati secretati, la rilettura delle telefonate 'mute' di Sempio a casa Poggi, l'alibi dello scontrino del parcheggio.
Accusa e difesa avranno un campo molto largo sul quale confrontarsi. Bisognerà anche capire il significato del capo d'imputazione che parla di omicidio commesso "in concorso" tra Stasi e Sempio. Un "falso ideologico enorme", secondo quanto dichiarato in un'intervista al TgLa7 dall'ex procuratore Mario Venditti. "È una cosa che non esiste da nessuna parte - ha detto il magistrato che chiese l'archiviazione nel 2017 - anzi risulta il contrario perché dalla famosa sentenza passata in giudicato, che ha portato alla condanna definitiva di Stasi risulta che l'autore dell'omicidio sia stato uno solo. Il rispetto del giudicato è un pilastro della giurisdizione."

