L'antisemitismo esiste oggi ed è in crescendo a sinistra: concetto, questo, inoppugnabile. Non sarebbe nemmeno il caso di tornarci, sulla demenziale lapidazione subita da Eugenia Roccella colpevole di aver detto delle ovvietà a un convegno delle Comunità ebraiche (ripetiamo, delle Comunità ebraiche, non dei pro Pal) le quali ovvietà sono state malintese da chiunque avesse un doloso desiderio di malitenderle. Liquidiamo la faccenda delle "gite": la Treccani le definisce "lunghe passeggiate o brevi viaggi" e i genitori continueranno a chiedere "dove ti portano in gita quest'anno?" anche se la risposta, sul sito del Ministero, dovesse essere ufficialmente "Viaggio di Memoria a CracoviaAuschwitz-Birkenau" che è un'espressione poco colloquiale come tutto il linguaggio di legno che è in voga oggi. Detto questo, il convegno era "La storia stravolta e il futuro da costruire", che sono due concetti: e due concetti la Roccella ha esposto al convegno. Chi non li ha graditi, lontano dal convegno, ha cercato di spostare l'attenzione sulla sciocchezza della gita.
Il primo concetto: i viaggi scolastici ad Auschwitz, tanto incoraggiati e celebrati negli ultimi decenni, sono serviti soprattutto a posizionare l'antisemitismo in un tempo passato (remoto) e in una precisa area politica, cioè il fascismo: questo ha consentito a molti di illudersi che il problema fosse chiuso, storicizzato, e che l'antisemitismo fosse una colpa esclusiva della destra anteguerra. Non è così, e questo è evidente soprattutto oggi. La senatrice Liliana Segre, a cui avevano riferito chissà che cosa, ha detto di "stentare a credere" che Eugenia Roccella potesse aver definito "gite" i viaggi ad Auschwitz, e ha ricordato che la formazione dei giovani deve partire dalla conoscenza della Storia: e di questo, di Storia, si stava appunto parlando al Convegno, là dove la Roccella ha osservato che la Storia e la memoria, in Italia, sono state spesso usate come pedagogia selettiva.
L'antisemitismo, ha detto, "non si è mai davvero elaborato".
Ora il secondo concetto: ossia che c'è il problema dell'antisemitismo di oggi e non solo quello del viaggio-shock in Polonia per ricordare le atrocità di un secolo fa, roba che non esiste più; c'è il problema denunciato da Ephraim Mirvis che parlò di "un nuovo veleno nella sinistra britannica", quello analogo, in Francia, di cui hanno parlato Francis Kalifat e Alain Finkielkraut a proposito di una convergenza tra sinistra radicale e islamismo politico: un antisemitismo, cioè, travestito da anticolonialismo e da solidarietà con i palestinesi.
Ed eccoci in Italia, dove, per cominciare, subito dopo il 7 ottobre 2023, nessuna sigla universitaria o presidio o centro sociale scese in piazza per le vittime israeliane bensì manifestarono in direzione opposta a Bologna, Torino, Firenze, Napoli e Milano: nella migliore parlarono di "reazione all'occupazione israeliana". Poi si passò alle università con occupazioni e assemblee a Sapienza, Bologna, Venezia, Torino e Milano. Tutti studenti o gente che alle medie o alle superiori (non possiamo escluderlo) poteva aver fatto comunque il proprio viaggio della Memoria ad Auschwitz, da usare come rassicurante anestetico.