«È arrivato il momento di affermare un principio chiaro: lo sviluppo urbano deve rispondere a criteri verificabili e all'interesse pubblico. Per questo ho presentato una proposta di legge che introduce un codice etico nazionale per amministratori, progettisti e investitori. Standard minimi di condotta, ispirati ai modelli internazionali, sono indispensabili affinché la pianificazione urbanistica diventi realmente trasparente e responsabile». Lo ha affermato Cristina Rossello (Forza Italia), al Cnpr Forum Urbanistica e legalità, per una città del futuro trasparente e sostenibile, promosso dalla Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. Una visione che si lega strettamente al ruolo delle amministrazioni locali. Lia Procopio Quartapelle (PD) ha individuato la direzione necessaria: «Milano, per esempio, deve ragionare su scala metropolitana, come accade nelle principali realtà europee. Rafforzare le competenze tecniche del Comune, digitalizzare le procedure e favorire la partecipazione dei cittadini fin dall'inizio dei processi decisionali sono passaggi fondamentali. Una legge speciale per il capoluogo lombardo potrebbe fornire gli strumenti adeguati a una complessità territoriale che oggi non può più essere gestita con logiche ordinarie».
Il tema dell'abitare è stato al centro dell'intervento di Mariastella Gelmini (Noi Moderati): «L'edilizia vale un terzo del Pil e occupa tre milioni di lavoratori: è un pilastro del Paese. Ma a Milano migliaia di famiglie sono bloccate da un'indagine giudiziaria e attendono di rientrare nelle proprie case. Serve un dialogo tra Comune e Procura per sbloccare la situazione. Inoltre, i costi dell'abitare stanno espellendo il ceto medio dalle grandi città. Occorre una vera politica della casa, anche a livello europeo: servono un Piano nazionale e il pieno coinvolgimento degli enti locali. Il Consiglio comunale deve tornare protagonista nella pianificazione urbanistica: la città si governa con responsabilità politica, non solo con burocrazia».
Sulla necessità di riformare il quadro normativo è intervenuta Giulia Pastorella (Azione): «La trasparenza parte dai dati. Serve una digitalizzazione reale, basata su piattaforme accessibili, che evitino richieste ripetitive e rendano visibile lo stato delle pratiche. Urbanistica ed edilizia seguono ancora percorsi separati, ma è chiaro che serva un riordino nazionale delle regole. La rigenerazione urbana deve diventare la regola; la nuova edificazione, l'eccezione. Valorizzare il costruito esistente anche in verticale è la vera sfida per evitare ulteriore consumo di suolo».
Nel dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, Eleonora Linda Lecchi (Odcec Bergamo) ha sottolineato il ruolo sociale della professione: «La pianificazione urbanistica deve essere più partecipativa e trasparente, senza rallentare i progetti. Rigenerare le periferie, tutelare il paesaggio e migliorare la qualità della vita non è solo un dovere etico, ma una leva per lo sviluppo sostenibile delle città».
Le conclusioni hanno rafforzato uno dei nodi centrali: serve meno burocrazia, non nuove leggi. Paolo Longoni, consigliere dell'Istituto nazionale esperti contabili, ha chiuso il forum con chiarezza: «Viviamo in un Paese che ha 11mila leggi. Ogni volta che se ne introduce una, se ne dovrebbero eliminare almeno due. La semplificazione procedurale non è un dettaglio, ma la condizione necessaria per garantire sviluppo, responsabilità pubblica e competitività economica».