Sempre più minori finiscono vittime delle lusinghe della jihad, imbevuti di odio dai social islamici si dicono pronti a morire per Allah, capaci come sono di realizzare bombe e ordigni. L'operazione dei Ros e dei Comandi provinciali di Milano e Pavia di ieri è purtroppo solo l'ultima di una lunga serie. Su richiesta della Procura minorile il gip del tribunale dei Minori ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un ragazzo di origine tunisina, residente nel Pavese. Il copione è sempre lo stesso: minori di origine maghrebina o provenienti da Paesi musulmani del Sudest asiatico, italiani di seconda o terza generazione che durante il Covid si sono autoradicalizzati attraverso un semplice click nelle troppe piattaforme social internazionali che sfruttano il disagio di ragazzi ai margini della società per addestrarli al martirio, complice anche l'odio contro Israele cresciuto da due anni a questa parte con il conflitto a Gaza nato dopo il 7 ottobre.
Il ragazzo, secondo le indagini dei Ros, era capace di confezionare ordigni esplosivi ed era pronto ad andare in Siria a combattere. Una perizia che ha convinto gli investigatori che lo tenevano costantemente monitorato ad arrestalo per terrorismo e istigazione a delinquere aggravata, per aver tentato di fare proselitismo a ragazzi della sua compagnia, come una minorenne di origine egiziana residente a Milano, inserita nello stesso gruppo radicalizzato. Attraverso diversi profili social il minore istigava altri ragazzi a giurare fedeltà allo Stato islamico, minori spesso vittime di emarginazioni, la cui ricerca di un'identità è stata nel tempo manipolata da un'esposizione incontrollata a contenuti estremisti facilmente raggiungibili sui cellulari.
Nel corso degli ultimi mesi a Milano e in Italia sono stati arrestati altri maranza-jihadisti radicalizzati, lupi solitari o cellule dormienti pronte a farsi esplodere. Un 16enne iraniano si definiva "l'incubo dei grattacieli" e voleva trasformare Milano in una banlieue come l'11 settembre 2001. I nostri servizi segreti monitorano da tempo i canali social islamisti, alcune chat su Signal, Telegram e altre piattaforme collegate ad alcuni videogame. Nel Senese un quindicenne è stato arrestato e portato in una comunità, in Emilia-Romagna cinque under 30 affiliati a Da'Wa Italia e una giovane di Spoleto di origine algerina volevano combattere per Daesh, guidati da una ventenne di origine pachistana. Un marocchino a Perugia affiliato all'Iskp, l'articolazione dello Stato Islamico attiva nel Khorasan, era pronto a farsi esplodere; a Palermo a maggio due bengalesi di 21 e 18 anni inneggiavano alla jihad nelle università. A Trento e Bolzano due ragazzi di origine asiatica - probabilmente in collegamento tra loro - condividevano la passione per le bombe e le pistole 3D. Il carcere minorile è spesso ricettacolo di ideologie pro-Hamas e antisemita, secondo la nostra intelligence anche la presenza di minori nei flussi migratori nelle rotte del Mediterraneo e nei Balcani rischia di innescare spirali imprevedibili.